Gig Ecomomy, piattaforme Social e App. Stiamo diventando schiavi tecnologici?

Stiamo diventando schiavi della gig economy e terra di conquiste per e-companies che ci ammaliano con piattaforme user generated content. Non ce ne rendiamo conto, ma regrediamo ‘grazie’ alla tecnologia. Non staremo esagerando?

Con la Gig Economy si è completamente deverticalizzato il processo produttivo puntando tutto sulla intermediazione, che massimizza i profitti di potenti società a capitale straniero e socializzano le perdite su una pletora di lavoratori sottopagati e alienati. Il business del terzo millennio, dove chi produce il servizio è schiavo di chi parassitariamente sfrutta una manodopera, spesso giovane e senza tutele, non acquista mezzi e non sostiene fitti onerosi, paga le tasse dove gli fa più comodo e si limita ad incrociare la domanda con l’offerta con percentuali medie di guadagno del 20%. Il mestiere più difficile è saper vendere, ma non vi sembra che così facendo saremo sempre più alle mercé di multinazionali senza scrupoli che ci telecomanderanno tramite App? Vi sembra normale che un autista di Uber dorma in macchina e in aeroporto per far sì che la prima corsa mattutina sia ben remunerata? Vi sembra normale che lo stesso autista deve elemosinare una buona recensione per continuare a lavorare? Peccato che i ‘dritti’ stanno sempre oltre oceano, o oltralpe, e gli ‘scemi’ nelle zone franche del mondo, Italia compresa. Esportiamo cervelli e diventiamo sempre più manovalanza per GIGanti della rete. Il nostro sistema scuola ha fallito nella misura in cui è stato incapace di integrarsi e adeguarsi al mondo del lavoro. La politica ha fallito perché non ha compreso che i cervelli andavano trattenuti e non invogliati a fuggire nella Silicon Valley, salvo poi pentirsene correndo ai ripari con strumenti inadeguati e poco allettanti.

Così succede che Mr. Zuckerberg, legittimamente, diventa miliardario racchiudendo i nostri pensieri, le nostre paure e i nostri momenti di vita nel libro delle facce, su Messanger, Whatsapp e chissà, nel prossimo futuro, sul prossimo acquisto Telegram. Siamo lavoratori di Facebook a nostra insaputa, senza orari, senza stipendio e oneri contributivi, anzi, spesso paghiamo e riceviamo fattura irlandese da Facebook Europe per riempire bacheche altrui e quasi sempre siamo contenti. e’ una genialata l’User generated content! Vi siete mai chiesti cosa succederebbe se oltre un miliardo di persone per qualche settimana smettesse di postare, ‘likare’, sponsorizzare e condividere? Le azioni di Facebook crollerebbero, il fatturato decrescerebbe e noi torneremmo a dialogare con i nostri simili de visu recuperando contatti umani e non virtuali! Utopia? Certamente, vista la dipendenza quasi patologica e irreversibile, ma sarebbe bellissimo se per una volta accadesse veramente.

Ancora più assurdo è lasciare una percentuale a portali stranieri di prenotazione alberghiera che drenano un quinto del fatturato del singolo hotel, praticamente soci occulti che non rischiano nulla e che spesso decidono le sorti di una struttura o di una località turistica. Se penso che io, da italiano, quando prenoto un hotel in Italia, sto lasciando dal 20% al 35% ad una società europea che paga le tasse a Dublino e che è controllata da una incorporation quotata al Nasdaq di New York, mi viene da piangere. Loro non pagano Iva, non sanno cosa voglia dire split payment, non devono difendersi da Equitalia o chi per lei, non posseggono neanche un B&B e non hanno addetti alla ricettività alberghiera. Per queste motivazioni, quando prenoto e la struttura me lo permette, chiamo direttamente l’albergo per limitare questa emorragia di capitali. Siamo un popolo di ignoranti. Se solo fossimo uniti, nazionalisti e consci di essere il Bel Paese che non ha bisogno di vetrine internazionali perché ambìto e conosciuto worldwide, avremmo dovuto prediligere società Italiane come fanno i tedeschi e i francesi, ma, si sa, noi siamo affetti da esterofilia e siamo terra di conquiste. Porzioni di territorio italiano vendute ad italiani da stranieri, assurdo ma vero. Ora con la Bolkestein, oltre a venderci online, capital venture vogliono addirittura gestire le nostre incantevoli migliaia di chilometri di coste.

Stessa cosa, con percentuali più alte e un business diverso, sta succedendo con la vendita di posti a sedere sugli autobus che coprono tratte nazionali e internazionali. Da qualche tempo è arrivato Flixbus che ci mette un know-how vincente, si occupa solo della promozione e della commercializzazione dei servizi automobilistici e delega alla più onerosa produzione del servizio, sottopagati vettori italiani. Siamo i soliti fessi, allettati dal brand ci barcameniamo facendo la loro fortuna. Così succede che gli olandesi vendono ogni giorno decine di miglia di notti in hotel italiani senza possederne neanche uno e i tedeschi del Cerbiatto, senza possedere un bus e senza assumere un conducente, quotidianamente trasportano migliaia di italiani in giro per l’Italia. Marozzi ha già cambiato business model per cercare di sopravvivere, ma è chiaro che entro un decennio il monopolio teutonico sarà irreversibile e a noi non resterà che il conto terzi.

L’elenco sarebbe ancora lunghissimo, e ciò che mi preoccupa maggiormente è che crescerà sempre più nei lustri a venire, ma, per concludere, non posso non ricordare le vicissitudini del business delle energie rinnovabili come ulteriore monito. Con Engie stiamo ingrassando i francesi con l’allettante prospettiva di efficientare energeticamente le nostre città. Peccato che con Consip stiamo smantellando le PMI e centralizziamo la corruzione facendo lievitare i costi con gare centralizzate. Con l’eolico e il fotovoltaico, grazie quantomeno all’ipovedenza vendoliana, abbiamo deturpato paesaggi con pali e pannelli e contribuito a perdere quella vocazione agricola che da sempre ci contraddistingueva, facendo la fortuna di azionisti stranieri in cambio di poche briciole. E siamo pure contenti.
Insomma, il nostro sole, il nostro vento, il nostro patrimonio artistico, storico, culturale e ricettivo, il nostro estro, i nostri cervelli, le nostre maestranzem sono e, soprattutto, saranno sempre più appannaggio dei potenti della terra. Accettiamo di lavorare seppur sottopogati o costretti a commissioni altissime.
Un neo-feudalesimo economico che renderà sempre meno fieri di essere cittadini in casa nostra. Come facciamo a limitare gli effetti indesiderati del progresso e della tecnologia che non si possono fermare? Se dal lavoro ci togliamo ingredienti essenziali come il cuore e la testa, valorizzandolo, dandogli dignità, umanizzando i processi e le relazioni, nel prossimo futuro non potremo che lasciare il passo ai robot e alle multinazionali. Vogliamo adottare contromisure prima che sia troppo tardi?

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