Chiudono gli Ospedali e la spesa aumenta di 330 milioni. Emiliano fermati!

Relazione Corte dei Conti

Chiudere ospedali senza organizzare il territorio fa lievitare la spesa e rischiare la vita, ancora di più se i costi fissi, manutenzione e personale, rimangono quasi invariati ancora oggi. Chiudere ospedali non serve a contenere i bilanci se si continuano a far crescere i costi per le forniture sanitarie e non sanitarie, facendo gare centralizzate che distruggono le PMI creando oligopoli, peraltro già esistenti, con il doloso paradosso che a fronte di una riduzione dei servizi erogati la spesa raddoppia o triplica e la mobilità passiva cresce costantemente. Chiudere ospedali provoca danni economici dovuti all’inappropriatezza e manda in affanno o in tilt quelli che rimangono aperti per l’incapacità di trattenere i codici bianchi e verdi negli inesistenti ospedali di comunità o di prossimità, per l’assenza di un numero adeguato di strutture per il post-acuzie e per la mancata riforma territoriale della medicina primaria.
 

A riprova di quanto sopra, voglio ricordarvi che nel 2010/2011, l’allora Governatore Vendola e l’assessore alla Sanità Tommaso Fiore, decisero di chiudere 18 ospedali: quelli di Ruvo di Puglia, Bitonto e Santeramo nel Barese, Minervino Murge e Spinazzola nella Sesta Provincia, Cisternino e Ceglie nel Brindisino, Monte Sant’Angelo, Torremaggiore e San Marco in Lamis nel Foggiano, Gagliano del Capo, Maglie, Poggiardo nel Leccese, Massafra e Mottola nel Tarantino. A Noci e Rutigliano stabilirono che le strutture ospedaliere sarebbero diventate centri di riabilitazione, le stanno ancora aspettando. Nello stesso periodo la Asl di Bari annunciò che il destino era segnato anche per Grumo Appula e Gioia del Colle. In molti di questi presidi ancora oggi è ‘imprigionato‘ personale che non si riesce a spostare per la dannosa commistione tra sindacati e direzioni generali.

 
Ciò è confermato dalla relazione della Corte dei Conti (http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sez_autonomie/2018/delibera_3_2018.pdf) relativa al lustro 2012-2016 che relega la Puglia all’ultimo posto per virtuosismo. Platone diceva che i numeri governano il mondo, allora diamoli questi numeri. Nei 5 anni presi a riferimento, a fronte di un aumento di 221 milioni di euro di riparto del FSN (Fondo Sanitario Nazionale) la spesa cresce di 318 milioni di euro. Tutte le voci lievitano tranne una, quella del personale che scende del 2.4%. Ma la sanità non la dovrebbero fare le persone? Sarà che sulle buste paga non si può lucrare? Oppure sarà che esternalizzare servizi ti permette di assumere persone amiche della politica bypassando le procedure concorsuali di cui all’articolo 97 della Costituzione? È evidente che stiamo andando verso la privatizzazione più spinta, con il risultato che fra qualche anno a curarsi saranno i più ricchi e coloro che potranno permettersi un’assicurazione sanitaria. Il pareggio di bilancio introdotto nel 2012 da Monti, il blocco assunzionale che persiste dal 2004 per mano di Tremonti, la direttiva comunitaria 161, l’anacronistica e ingiusta modalità dei cosiddetti costi standard per definire la quota capitaria, il blocco del turn over subìto per anni e giammai recuperato, il piano di rientro triennale introdotto dalle ultime Finanziarie per raggiungere un utopistico rapporto ricavi/costi non superiore al 7%, i piani di rientro e il programma operativo che dal 2010 limitano la libertà d’azione regionale, suonano come una condanna sancita per legge. Controllo di gestione e governance inesistenti che in barba ad una inflazione bassissima vedono la crescita esponenziale dei prezzi per lavanolo, ristorazione, ventiloterapia, servizi sanitari, spesa farmaceutica, che eccede di 330 milioni il tetto massimo, esternalizzazioni selvagge, etc…
 
Se non posso assumere farmacisti, ce ne sono 40 in ballo da due anni, per far funzionare le farmacie ospedaliere non posso fare le dimissioni protette, in ossequio della legge 405/2001, e non si possono risparmiare 100 milioni di euro circa. Questo è solo un esempio per dire che Emiliano, ultimo per la Corte dei Conti, ultimo per indice di gradimento tra i presidenti di Regione, deve fregarsene degli algoritmi e dei tavoli affiancati del Mef e del Mis, deve pretendere immediatamente l’abolizione del blocco assunzionale oppure consegnasse le chiavi della sanità ad un commissario ministeriale, vediamo cosa saranno in grado di fare senza risorse umane. Se va a Roma per cercare di scalare il suo partito non interessa ai pugliesi che l’hanno votato per risolvere i tantissimi problemi. Lo ribadisco, la sanità la fanno gli uomini. Passi il pareggio di bilancio introdotto in costituzione, tanto ne abbiamo di soldi da non sprecare e ottimizzare, ma Emiliano non deve assolutamente risparmiare SUL PERSONALE, deve scardinare le clientele e le truffe legalizzate, che in Puglia valgono 1 miliardo di euro, altro che l’ennesimo piano di riordino ospedaliero lacrime e sangue che peggiorerà i conti e priverà i pugliesi dei livelli essenziali di assistenza. Emiliano fermati, non ripetere gli errori degli altri, ne fai già tanti di tuo!!

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