ASSISTENZA DOMICILIARE: PICCOLI PASSI NELL’INDIFFERENZA POLITICA

L’assistenza domiciliare (SAD) dovrebbe semplificare la vita delle persone affette da disabiltà e delle loro famiglie, invece la complica enormemente, privando i malcapitati di servizi essenziali che le famiglie sono costrette a pagarsi privatamente.

Stamattina ci siamo ritrovati presso il cinema Sidion a Gravina con le famiglie, il sindacato, gli operatori, alcune cooperative, l’ufficio di piano e rappresentanti comunali di Santeramo e Gravina per raccontare la verità agli assistiti e per accendere un faro su una questione sempre più annosa.

Dopo le mie pressioni nelle settimane scorse verso l’assessorato al welfare regionale e l’ufficio d’ambito, lunedì 9 novembre le ore d’assistenza passeranno da due a quattro. Ore, che comunque saranno insufficienti a garantire dignità ai pazienti e un aiuto concreto alle famiglie, ma che fortunatamente saranno rimpinguate con l’andata a regime del buono servizio.

Domani tutti gli ambiti pugliesi sono stati convocati in Regione per la sottoscrizione dei disciplinari che daranno il via al secondo step per l’implementazione dei buoni servizi, che sarà curato dagli uffici di piano, la firma dei contratti di servizio con le strutture accreditate sul catalogo online. Verosimilmente, entro la prima decade di dicembre, le famiglie saranno in grado, con il supporto delle cooperative e dei servizi sociali, di fare richiesta aggiuntiva di ore direttamente sul portale sistema.puglia.it e in conformità con quanto previsto dal loro piano terapeutico o UVM.

Non posso non denunciare la disattenzione della politica nazionale, regionale e comunale verso tali problematiche che peraltro attengono alla parte più sensibile e fragile della popolazione pugliese, per la scarsità delle risorse, ma confido nella sensibilità di quanti sono preposti alla gestione del welfare, affinché comprendano che l’assistenza domiciliare non è un costo.

Infatti, quello che la politica non ha compreso è che se il SAD, l’ADI e il buono servizio funzionassero ininterrottamente e con sufficienti risorse economiche, oltre a non rappresentare un costo, a regime si tradurrebbe in un risparmio per il sistema sanitario regionale che eviterebbe così ricoveri inappropriati e affidamenti presso RSA, molto più onerosi per il pubblico.

L’intervento più toccante della mattinata è stato quello di una ragazza ventiseienne costretta sulla sedia a rotelle e con lieve ritardo mentale che, con le lacrime agli occhi ha detto che lei ha bisogno di assistenza e sua madre non ha le risorse economiche per pagarle.

Lasciamo che queste anime vengano coccolate amorevolmente in famiglia, ma mettiamo queste ultime nelle condizioni di farlo.

Continueremo a vigilare sulle procedure e nei prossimi giorni chiederemo un tavolo che possa finalmente affrontare seriamente le criticità e la penuria di fondi che hanno decretato il fallimento dei piani sociali di zona.

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